12 dicembre 2006

Per non dimenticare/3



Ciao Alberto.

Per non dimenticare/2

Anche l'Italia ha la sua bella pagina buia da celebrare, oggi 12 dicembre, la strage di piazza Fontana, la madre della Strategia della tensione, dello stragismo e di quella guerra civile, mai dichiarata, che si è portata via centinaia di giovani, rossi e neri, e che ha segnato indelebilmente una generazione. Sono passati 37 anni da quel pomeriggio del 1969, a Milano, ma dopo una serie incredibile di processi, numerose piste e imputati, non si avrà mai il responsabile punito. Sanno tutti chi sono i bombaroli, ma per cavilli giudiziari, burocratici, fughe dall'estradizioni, coperture e depistaggi vari, le vittime della Banca dell'Agricoltura non avranno mai la Giustizia per le loro vite spezzate senza un perché. Come non sarà così per il Povero Pinelli, defenestrato dalla Questura tre giorni dopo e per il commissario Calabresi, ucciso nel 1971 e per cui sono stati condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani, grazie alle confessioni del pentito Leonardo Marino, altra storia processuale su cui ci sarebbe molto da dire...Voglio solo dire una cosa, invece, non dimenticherò tutte le persone cadute senza un perché, o meglio, senza la consapevolezza del perché. Vittime inconsapevoli di un ingranaggio che sacrificava persone per mantenere "un certo ordine" o per scompaginarlo proprio per avere la scusa buona verso una svolta autoritaria. Non dimenticherò mai i giovani caduti negli anni successivi, rossi e neri, loro stessi vittime dello stesso meccanismo. E mentre sento "autorevoli" politicanti, guarda caso sempre da Destra, urlare il bisogno di una pacificazione che parta dal riconoscimento che tutte le vittime sono uguali, ma i neri erano vittime della violenza comunista, mi chiedo se la vera pacificazione non passi invece dal riconoscimento che tutti si è sbagliato a farsi prendere dall'odio e dal bisogno di regoare dei conti, evidentemente non chiusi con la fine della guerra. E le vittime, innocenti e no, erano tutti strumenti dello stesso potere occulto che è sopravvissuto e si è reinventato, senza farsi troppo male.

Per non dimenticare/1


Si è spento, pochi giorni fa, Augusto Pinochet, uno dei più sanguinari dittatori del Novecento. Non esito a paragonarlo ad altri illustri "colleghi", che hanno mostrato come applicare scientificamente le torture e compiere un genocidio senza un minimo di brividi per la propria coscienza, probabilmente nera come l'anima, oppure assente. Bene, Pinochet e il suo regime sono stati una delle pagine più buie dell'umanità, mai come in questi casi, dolente. Anticomunismo e ripristino di quei "valori" (termine che giustifica, spesso, nefandezze incredibili) sono stati la bandiera del massacro di migliaia di cittadini, torturati, ammazzati, gettati nel vuoto (vivi) da aeroplani che sorvolavano l'oceano. Sparizioni, esiliati, la storia del Cile, ma anche dell'Argentina e di quasi tutta l'America Latina, sono l'affermazione che tutto è possibile, in nome del'ideologia, anche il massacro. Pinochet aveva 92 anni, era malato e si era quasi garantito l'impunità. Quasi, al punto che qualche magistrato, in Spagna come in Cile, aveva deciso di continuare, di non mollare e far saltare fuori la verità. Adesso i processi continueranno, ma l'imputato principale non c sarà, il cuore se l'è portato via. La storia lo giudicherà colpevole, la giustizia non potrà più farlo. Ma un'altra Giustizia, forse, ha riservato per l'ex dittatore la terza via. Non sarà mai colpevole, ma nemmeno innocente. Forse gli sarebbe servita una seconda vita per affrontare i processi, io preferisco difendere la memoria storica di ciò che è accaduto quell'11 settmbre 1973, di Salvador Allende e degli stadi pieni di desaparecidos, dell'appoggio di larghi strati della Chiesa e degli Stati Uniti. Mi ricorderò di loro, quando parlano di valori e diritti civili. E saprò chi ha le mani sporche di sangue...

01 dicembre 2006

Nostalgia canaglia

Non tanto dell'accoppiata Albano-Romina, interpreti della celebre canzone del titolo, quanto per un certo tipo di politica estera, che sceglieva di risolvere "problemi contingenti" senza coinvolgere ignari cittadini nelle battaglie di equilibri geopolitici tra blocchi contrapposti. Le spy-story, da James Bond in poi, hanno esaltato la "guerra silenziosa" delle spie e dei servizi segreti e, leggendo i giornali in questi giorni, ne sento la mancanza.
Perché? Forse perché mi rassicurava di più sapere di non rischiare di essere potenziale vittima di avvelenamento radioattivo per far fuori un nemico, un traditore, l'altro, insomma. E a Londra si è passati da una vittima accertata, Livtinenko, agente russo oppositore di Putin, a qualche contaminato per fnire a 4-5 aerei e alcune decine di migliaia di persone a rischio contagio. A corredo di quest'assurdo, un rischio altissimo di scatenare qualcosa (una guerra Russia-Europa, forse?) per eliminare un nemico. Siamo di fronte a un esperimento per un nuovo tipo di relazioni internazionali occulte, che vadano a coprire il buco lascato dalla caduta del blocco sovietico? E forse, non era quasi "istituzionalizzato" il lavoro dei servizi segreti Est-Ovest, quasi come se ci fosse un codice tacito che cercasse di evitare l'allargamento delle crisi, il coinvolgimento dei popoli il più possibile? Ci hanno raccontato che la caduta dell'Urss avrebbe portato la pace. Infatti, i conflitti sono aumentati e sono diventati più cruenti e hanno lasciato un segno indelebile. Due volte in Iraq, Afghanistan, Medio Oriente, Cecenia, Ex Yugoslavia. E poi, recrudescenza della violenza etnica, crescita esponenziale del terrorismo fondamentalista arabo, l'11 settembre. Tutto questo è un avanzamento della società? Il Polonio è l'ultima frontiera della guerra? Si possono intossicare decine di migliaia di persone per farne fuori uno solo, seppur scomodo? A chi legge la risposta. Ma in conclusione, vorrei sottolineare che di fronte a questi problemi enormi, titanici, noi italiani riusciamo a offrire la macchietta, purtroppo molto collegata a quanto successo a Londra. Mi riferisco alla Commissione Mithrokin e al suo presidente, Paolo Guzzanti. Aspetto di vedere se quanto sta uscendo sui giornali in questi giorni sia vero, se il buon Guzzanti padre ha contattato questo consulente, Mario Scaramella (una ultim'ora su Repubblica.it dice che anche lui è stato contaminato) per cercare e procurare (a tutti i costi, dice qualcuno) per dimostrare che Prodi e mezzo Centrosinistra fossero agenti del kgb. Prodi? Ma siamo seri...La vicenda mi ricorda Telekom Serbia che è finita con gli accusati accusatori e gli accusatori accusati. Cerchiamo di essere seri. Il Polonio uccide.

Jordy