07 novembre 2006

Ne vale la pena?

Ne vale davvero la pena...di morte per Saddam? Riconosciamo le sue enormi, spaventose responsabilità sugli eccidi durante la sua lunga carriera da Raìs. E' persona spregevole e sanguinaria e merita la condanna. Lo dico subito, così da spazzare via ogni discussione sulla figura di Saddam. Ma mi domando se la condanna a morte sia la strada migliore, se questo possa aiutare la riconciliazione nel marotriato Iraq, oppure se serva a garantire una sconfitta di misura (o un pareggio, secondo i più ottimisti) al simpatico George W. Bush.
Già, perché la destabilizzazione del Medio Oriente non è più un rischio, peggio di così direi è molto difficile, a meno che non si pensi alla cancellazione fisica di tutta l'area. Ma la condanna a morte di Saddam amplificherebbe i rigurgiti anti-occidentali, il rischio di un nuovo arfforzamento dell'estremismo islamico, il pericolo di nuovi e più feroci attentati. E il problema viene acuito dai dubbi sulla legittimità e regolarità del processo contro il dittatore, denunciato da molte Ong. E dall'opportunità, in un mondo che da un lato cerca di cancellare la pena capitale e dall'altra la sostiene per fini elettorali interni (sarà mica un caso che Bush è il solo realmente esultante per la sentenza).
Ormai è universalmente riconosciuto l'errore della guerra in Iraq e la falsità dei pretesti adotti per intraprendere il conflitto. Cerchiamo di non aggiungere errore a errore, evitiamo di creare un nuovo (falso) martire per compattare il fronte estremista e terrorista. Condanniamolo al carcere a vita, che possa pagare in cella il fio. Saddam è stato un feroce, sanguinario dittatore, ma non dimentichiamo che chi armato le sue mani è lo stesso che ora se ne vuole sbarazzare.

Sin matar!

Jordy

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